Le piccole imprese italiane sono più produttive delle colleghe tedesche. E’ uno dei tanti primati dei nostri artigiani e piccoli imprenditori messo in luce dal rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato e al quale il Corriere.it dedica oggi un articolo di approfondimento.
A commentare i dati il Presidente Marco Granelli che sottolinea: “Al banco di prova del Covid è emerso che non è la grande dimensione il vero vantaggio ma la flessibilità e la capacità di produrre prodotti unici e su misura. In questo le nostre imprese artigiane sono in linea con le esigenze dei tempi. Il problema non è la piccola impresa ma il contesto in cui la piccola impresa si trova a operare. Penso alle lentezze della giustizia, alle farraginosità della burocrazia, alle pressioni eccessive del fisco e alle difficoltà legate al credito”.
Per Confartigianato la riscoperta della competitività del sistema delle micro e piccole imprese dovrebbe portare a un giudizio più equilibrato sul mondo delle pmi. “Dovrebbe essere per esempio valutata in modo equilibrato – sostiene il Presidente Granelli nell’intervista a Corriere.it – la capacità naturale delle pmi di essere sostenibili. Siamo in linea con i principi dell’economia circolare. Siamo un attore sia economico ma anche sociale nello stesso tempo”, dice Granelli. Il punto debole delle piccole è però legato all’occupazione.
“Molti piccoli imprenditori non riescono a trovare il personale adeguato ai fabbisogni. Si parla molto degli Its e del fatto che dovrebbero essere potenziati. Giusto. Ma si dimentica che è tutto il sistema dell’istruzione tecnica a essere stato trascurato negli ultimi decenni. Andrebbe anch’esso rinnovato e sostenuto. Inoltre sarebbe necessario pensare a forme di facilitazione del passaggio del testimone da una generazione all’altra di imprenditori. Non penso solo dai padri ai figli ma anche dal titolare anziano a un dipendente esperto che volesse rilevare l’attività”.
Qui l’articolo del Corriere.it