Provvedimenti insufficienti per affrontare l’emergenza. È a rischio la tenuta del sistema economico e produttivo
Una prima risposta che apprezziamo, ma moltissimo resta da fare. Non basta rinviare le scadenze. Questa è una crisi senza precedenti con effetti è danni ancora difficili da quantificare. Siamo estremamente preoccupati per la tenuta del nostro sistema economico e produttivo, interi settori del made in Italy sono fermi, la maggior parte sono piccole e piccolissime imprese che peraltro stavano già faticosamente cercando di uscire da un periodo di grande difficoltà.
Per fronteggiare una situazione straordinaria occorrono misure straordinarie e non basta un differimento delle scadenze che gli imprenditori stanno vivendo come un inutile palliativo. Servono robuste misure di sostegno. L’obiettivo del decreto “cura Italia” è garantire liquidità a famiglie e aziende che da giorni devono fare i conti con l’emergenza sanitaria. Ma non siamo affatto sulla strada giusta.
Il decreto prevede che tutti i versamenti fiscali e contributivi in scadenza ieri 16 marzo siano sospesi per tutti i contribuenti. L’appuntamento è rinviato a venerdì 20 marzo. Ben quattro giorni dopo!
Faranno eccezione, imprese, autonomi e professionisti che sono sotto i 2 milioni di ricavi. Per loro l’appuntamento alla cassa per saldare le ritenute, l’Iva annuale e mensile, nonché i contributi previdenziali e quelli Inail è rinviato al 31 maggio. Il decreto rinvia poi al 30 giugno tutti gli adempimenti tributari, diversi dai versamenti e diversi dall’effettuazione delle ritenute alla fonte e delle trattenute relative all’addizionale regionale e comunale, che ricadono dall’8 marzo al 31 maggio 2020.
Rinvii appunto ma le imposte ed i contributi relativi a questi mesi dovranno essere versati interamente senza nessuno sconto.
Pensiamo alle attività che chiuse (bar, ristoranti, alberghi, parrucchieri, estetiste …) avranno un mese in più per pagare ma dovranno versare comunque tutto così come i contributi INPS pur non avendo potuto lavorare in questo periodo. Da maggio, alcuni comparti dovranno pagare le imposte ma con mercati (per effetto delle sospensive) fermi fino ad ottobre.
Dove troveranno la liquidità le piccole imprese? Qui c’è in ballo il futuro di tutti noi.
Riconosciamo al Governo l’ingente sforzo finanziario che mette sul piatto quasi 5 miliardi per gli ammortizzatori sociali. Torna la cassa integrazione in deroga per tutti i lavoratori di imprese, anche quelle “micro” fino a 5 dipendenti: il sussidio assicurerà fino a nove settimane di integrazione salariale. Si rafforza anche il fondo di integrazione salariale (il Fis), un altro strumento di sostegno al reddito in caso di cessazione o sospensione dell’attività lavorativa. Sempre sul fronte ammortizzatori, un’altra novità riguarda la cassa integrazione ordinaria: viene introdotta una causale unica speciale, «emergenza Covid-19», per assicurare la semplificazione delle procedure d’accesso. Inoltre sono interessanti le proposte sulla moratoria dei mutui, ulteriori garanzie sui finanziamenti .
Concordiamo con queste misure di sostegno per i lavoratori dipendenti ma non possiamo non sottolineare che il decreto per i lavoratori autonomi riconoscerà una indennità di 600 euro (ma non per tutti) per il solo mese di marzo. Un provvedimento inconsistente per i danni subiti dalle imprese. Chiediamo dunque che si pensi al futuro di questo Paese e alle sue attività economiche che rischiano di non farcela data l’eccezionale gravità del momento. Pertanto occorre agire in fretta, prima che i danni diventino strutturali e le misure tardive modificando subito il DL Cura Italia durante l’iter di conversione;
Si rischia di non avere le imprese alla fine della crisi. Dopo queste prime misure, opportunamente corrette, andrà quindi affrontata la fase due con ulteriori interventi e, ad emergenza sanitaria conclusa, saranno necessari provvedimenti dedicati ad indennizzi per i danni subiti dalle imprese per rilanciarne l’attività.