EMERGENZA CORONAVIRUS
Imprese in prima linea nella guerra al Covid-19: il 63,2% sono artigiane

In questi giorni siamo tutti affidati alla straordinaria qualità del personale medico e paramedico dei nostri ospedali: nelle 518 strutture di ricovero lavorano 93 mila medici e 233 mila infermieri, persone in prima linea nella guerra al coronavirus, lavorando senza sosta ed esposti al rischio di contagio. L’efficacia della risposta sanitaria si basa sulle risorse pubbliche destinate ai servizi ospedalieri, che in Italia sono pari al 2,8% del PIL, un valore in linea con quello dell’Eurozona. Nelle retrovie, sotto la plancia della nave Italia, vi sono alcune attività che tengono vivo il Paese durante il lockdown e nelle quali vi è una elevata presenza di micro e piccole imprese.

L’autotrasporto garantisce la logistica delle merci, rifornendo il commercio alimentare e la grande distribuzione, mentre l’autoriparazione provvede agli interventi di emergenza sui mezzi. La sanificazione degli ambienti di lavoro è affidata alle imprese delle pulizie e disinfestazione. Le imprese dell’alimentare garantiscono la panificazione e la produzione di beni essenziali per l’alimentazione. Per un guasto agli impianti, per l’adeguamento della connettività e dei sistemi di rete e wirless di case e aziende possiamo affidarci alle imprese dell’impiantistica elettrica, elettronica e termoidraulica, essenziali anche per l’assistenza alle strutture ospedaliere e per la predisposizione in corso dei nuovi reparti di terapia intensiva. Per manutenzione dei capi di abbigliamento sono a disposizione imprese di lavanderia e pulitura. La limitata circolazione delle persone, ma spesso dettata da cause di urgenza e di emergenza, come nel caso del trasporto dei medici, è garantita da taxi e imprese di noleggio autovetture con conducente. Attività di smart working e funzionalità dei nostri devices, indispensabili per garantire la limitata socialità di queste settimane è garantita dalle imprese di riparazione di computer e apparecchiature per le comunicazioni.

In tutti questi comparti in prima linea nella battaglia contro il coronavirus operano 570.485 imprese, di cui 360.745 unità, pari al 63,2%, sono imprese artigiane. Gli addetti in questi settori sono oltre 2,3 milioni, di cui 1,4 milioni, pari al 62,4% nelle micro-piccole imprese. Naturalmente non tutte le imprese sono attive e molte presentano una operatività limitata.
Grande attenzione è posta sul sistema di offerta in grado di produrre beni e servizi essenziali: nel comparto medicale e della sicurezza – fabbricazione di prodotti igienico-sanitari, di apparecchiature elettromedicali ed elettroterapeutiche, mobili per uso medico e materiale medico-chirurgico, di attrezzature ed articoli di vestiario protettivi di sicurezza – che insieme alle imprese che si occupano dell’installazione e manutenzione di questi strumenti contano complessivamente 3.144 imprese, di cui circa un terzo (31,8%) operano nel comparto artigiano.
A queste attività si aggiungono imprese e lavoratori dei settori di energia, acqua e raccolta rifiuti che, insieme con gli occupati della distribuzione commerciale, delle Tlc, dei servizi di informazione, delle edicole, del trasporto pubblico, offrono il loro contributo in questa battaglia di primavera contro il Covid-19.

I danni economici conseguenti alla crisi da coronavirus saranno peraltro rilevanti. Al mantenimento dei segni vitali del sistema economico contribuiscono le imprese del manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi che ancora oggi, garantendo le necessarie condizioni di sicurezza, continuano a produrre.

PERIMETRO DEI SETTORI IN PRIMA LINEA NELLA GUERRA AL CORONAVIRUS – IMPRESE TOTALI E IMPRESE ARTIGIANE IN ITALIA

Anno 2019 – imprese registrate – Ateco 2007  – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Infocamere  

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PESO DELL’ARTIGIANATO NEI SETTORI IN PRIMA LINEA NELLA GUERRA AL COVID-19

Anno 2019 – inc.% artigianato su totale imprese per settore – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat