IN EVIDENZA
Jesi, l’appello di Confartigianato: “Lasciate lavorare le imprese”

Serve un sostegno forte per la ripresa e c’è la necessità di far tornare le imprese a lavorare, per consentire loro di sopravvivere. E’ l’appello di Confartigianato Jesi, che fa il punto sul quadro complesso del territorio. “Quella che registriamo – dice Silvano Dolciotti, Presidente comitato territoriale Jesi/Fabriano – è una situazione ancora difficile. Ci sono imprese che hanno perso oltre la metà del fatturato a causa della sospensione delle attività dovute alle restrizioni nazionali. L’impossibilità di spostarsi tra comuni in un contesto come il nostro, fatto di tanti piccoli centri con economie legate tra loro, ha causato molte sofferenze alle attività. Bene la zona gialla ora – prosegue Dolciotti – ma bisogna tutelare il lavoro delle aziende in maniera strutturale da adesso in poi”. Gli fanno eco gli altri imprenditori dirigenti di Confartigianato Jesi. “Per far ripartire alcuni comparti, ad esempio quello della somministrazione – spiega Cristina Brunori, titolare delle Cantine Brunori jesine – serve necessariamente permettere alla ristorazione di aprire anche a cena, almeno fino alle 22, sempre nel pieno rispetto delle regole, investendo in maggiori controlli, facendo turnazioni ai tavoli più frequenti, consentendo la massima aerazione dei locali, ad esempio. Più che negativo il giudizio sul divieto di asporto dopo le 18 da bar ed enoteche: “Una misura estremamente penalizzante – aggiunge Brunori – ed è necessario far tornare queste aziende a lavorare. Continuiamo a ripetere che non sono le imprese che rispettano le regole a favorire il contagio”. Recuperare le perdite di fatturato sarà dura per tutti.

“E’ ormai da un anno che le aziende si trovano sottoposte a chiusure forzate o continui cambi di disposizioni – rimarca Katia Sdrubolini, titolare della lavanderia Bolle Di Sapone – e tutte le filiere produttive ne hanno risentito. Quando si blocca un’attività, infatti, ne risente anche tutto l’indotto e questo rischia seriamente di compromettere il nostro tessuto economico e sociale”. Come è successo nel caso dei negozi specializzati, perché alcuni settori sono in stallo ormai da mesi. “Alcune strutture, come le palestre e le piscine, sono chiuse da moltissimo tempo e non si sa quando riapriranno – dice Simonetta Onorati di Onorati Sport, specializzata in abbigliamento sportivo – “e così tutta la filiera è bloccata. Siamo lasciati in balìa di un’incertezza estenuante”. Tra le altre conseguenze di maggior rilievo, “il blocco del ciclo dei pagamenti tra le aziende, dato che è venuto a mancare il lavoro – continua Sdrubolini – con il rischio di compromettere tutta la catena. Per questo bisogna tornare in attività, nel rispetto delle norme di sicurezza”. Altro tema di rilievo, i costi bancari, da quelli delle transazioni ai canoni dei POS, “perché serve definire costi più compatibili alle attuali esigenze delle nostre imprese e adatti al nuovo contesto economico. Importante anche facilitare l’accesso al credito, specie in un momento come questo, oltre a pensare a misure come l’anno bianco della tassazione per aiutare le aziende a resistere e lo snellimento della burocrazia, per citare solo alcune delle misure indispensabili”, continua Dolciotti. I sussidi, intanto, dicono gli imprenditori di Confartigianato, possono servire solo per un periodo limitato e per un aiuto nell’immediato, poi serve altro.

“Chiediamo di riaprire i centri commerciali, perché le micro e piccole imprese, in cui non si creano ovviamente grandi concentrazioni di persone, sono penalizzate – aggiunge Luigi Loscalzo, titolare della ditta Dolcevita – rispetto a strutture più grandi”. “Auspichiamo presto un ritorno a una condizione più vicina alla normalità – conclude Dolciotti – stiamo resistendo con tutte le nostre forze, ma è necessario tornare a lavorare a regime al più presto. Non possiamo perdere altro tempo prezioso”. Il Segretario di Confartigianato Imprese Ancona – Pesaro e Urbino, Marco Pierpaoli, che ha partecipato all’incontro degli imprenditori dirigenti, ha ribadito: “Dobbiamo far lavorare le nostre imprese, è la priorità, perché rispettando i protocolli non favoriscono di certo il contagio. L’appello ora è al senso civico delle persone per evitare assembramenti e comportamenti non adeguati, perché solo così ne potremo uscire”.