“I cambiamenti sociali ed economici che stanno incidendo non solo sullo stile di vita e il potere di acquisto delle persone, ma anche sulle dinamiche e le routine di vita giornaliere, stanno colpendo pesantemente l’intero comparto della moda e le imprese che ne fanno parte”.
A portare l’attenzione sul futuro del comparto moda, in concomitanza con l’avvio dei saldi invernali nelle Marche, sono David Coppari e Luca Casagrande, presidente e responsabile del settore di Confartigianato Imprese Ancona-Pesaro e Urbino.
Guardando ai dati del terzo trimestre del 2021, Coppari e Casagrande evidenziano come ci sia stato un rallentamento per il tessile-abbigliamento marchigiano (-6,6%) rispetto all’ aumento del 24,8 che si era registrato nel secondo trimestre dell’anno che si è appena chiuso. A soffrire sono soprattutto le micro e piccole imprese che producono in conto proprio, mentre segnali positivi arrivano da quelle specializzate nella produzione per conto terzi e per l’alta moda.
Se a livello nazionale tra luglio e settembre 2021, il tessile era cresciuto de l 13,5%, mentre l’abbigliamento aveva segnato -17%, nelle Marche l’attività commerciale complessiva, nello stesso periodo, ha chiuso con un calo molto più contenuto (-5,8% ) rispetto al terzo trimestre del 2020, con risultati negativi più sul mercato interno (-7,6%), che su quello estero (-2,7%). Anche nel settore moda preoccupa, però, l’aumento dei costi delle materie prime che nel terzo trimestre 2021 sul mercato interno sono cresciuti dello 0,4% e su quello estero del 3,0%, arrivando ad un +5% nell’ultimo trimestre dell’anno che si è appena chiuso con previsioni che, per i primi 6 mesi del 2022, stimano ulteriori rincari del 10-20%. Se a calare, tra luglio e settembre 2021, sono stati gli occupati (-0,3%), sono aumentati invece del 28,1% le ore di CIG autorizzate, passate da 1,6 milioni circa del terzo trimestre 2020 a 2 milioni circa del terzo trimestre dello scorso anno.
“A questa situazione ci sono da aggiungere i timori per i rincari dei costi delle utenze, per il calo delle vendite e per il peggioramento della situazione sanitaria a livello nazionale ed internazionale”, sottolineano ancora Coppari e Casagrande. “Ci apprestiamo a dover affrontare un primo trimestre del 2022 davvero molto complicato” con i listini dei prezzi che dovranno essere rincarati del 10-15% per far fronte agli aumenti dei costi. Tutto questo a discapito dei piccoli imprenditori che rischiano di perdere potere contrattuale di fronte ai committenti.
Spostando l’attenzione sulle imprese della calzatura, l’attività produttiva e commerciale ha segnato un -13,1% tra luglio e settembre 2021 rispetto allo stesso trimestre del 2020, facendo registrare un trend migliore rispetto a quello nazionale (-14,7%). A diminuire le vendite (- 10,6% ) sia sul mercato interno (-13,0%) che su quello estero (-6,4%) e i posti di lavoro (-0,4%), a crescere invece, anche in questo comparto, i prezzi delle materie prime.
“Alla luce di quanto riportano i dati e del contesto che le nostre imprese si troveranno ad affrontare in questo 2022, auspichiamo che le istituzioni, possano intervenire con forza e rapidità per calmierare i prezzi sia delle materie prime che delle utenze che fino a ieri gravavano sulla competitività delle nostre imprese, ma che oggi ne mettono a repentaglio la sopravvivenza”, affermano Coppari e Casagrande. “Le risorse che arriveranno dai Fondi Strutturali della politica di coesione, dovranno essere concentrate prevalentemente sul sostegno alla diffusione delle tecnologie e delle competenze digitali delle piccole e micro imprese, sull’economia circolare e sulla transizione energetica”.