“Il Recovery Plan deve fare leva su quattro fattori: valorizzazione delle piccole imprese, efficienza amministrativa, confronto continuativo con le parti sociali, investimenti e riforme strutturali”. Lo ha sottolineato oggi il Presidente di Confartigianato Marco Granelli, durante il confronto con il Premier Giuseppe Conte e i rappresentanti del Governo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza.
“Il Recovery Plan – ha detto il Presidente Granelli – deve essere l’occasione per consolidare e valorizzare il sistema produttivo delle piccole imprese, senza alcun pregiudizio sulla loro dimensione, sui fronti dell’innovazione digitale, della transizione ecologica, della promozione del valore artigiano nei prodotti e servizi made in Italy, della formazione e trasmissione delle competenze ai giovani a partire dall’apprendistato professionalizzante. Per realizzare questi obiettivi vanno però evitati progetti costruiti ‘a tavolino’: bisogna invece ascoltare l’economia reale e serve quindi il costante coinvolgimento delle parti sociali per rispondere alle reali esigenze degli imprenditori. Che devono contare – ha aggiunto il Presidente di Confartigianato – sulla capacità della macchina amministrativa di esercitare un’efficace programmazione e un’efficiente gestione delle misure del Piano”.
“Con il Recovery Plan – ha detto ancora il Presidente Granelli – abbiamo anche la straordinaria e imperdibile occasione di dare finalmente un colpo di spugna alle inefficienze croniche del Paese e realizzare le riforme strutturali indispensabili per uscire dalla crisi e creare le condizioni per il rilancio della nostra competitività: dal fisco alla burocrazia, per liberare finalmente le imprese da adempimenti e costi inutili, fino alla giustizia civile e agli investimenti nelle infrastrutture materiali e immateriali. Non possiamo perdere questa sfida”.
L’IMPORTANZA DELLA SEMPLIFICAZIONE BUROCRATICA
Il Presidente Granelli era intervenuto prima dell’incontro di oggi per denunciare l’ombra pesante della burocrazia sull’attuazione dei progetti del Recovery Plan. Confartigianato ha infatti rilevato l’impatto degli adempimenti amministrativi sulla competitività del nostro Paese. Un’analisi che i rappresentanti della Confederazione hanno evidenziato lo scorso venerdì, durante un incontro con la Ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli alla quale hanno espresso la necessità di garantire la sostenibilità amministrativa del Recovery Plan.
“La burocrazia è la nemica dei nostri imprenditori – ha sottolineato Granelli – e una delle grandi sfide da vincere con il Recovery Plan consiste proprio nel semplificare e snellire la mole di costosi e inutili adempimenti che pesano sulle aziende e sul Paese e nel rendere la macchina amministrativa capace di scaricare a terra il potenziale del Piano con una efficace programmazione e gestione delle sue misure”.
In particolare, per quanto riguarda le infrastrutture materiali, Confartigianato ha calcolato che in Italia occorrono in media 815 giorni, circa 2 anni e 3 mesi, per completare l’iter di un appalto pubblico tipo come la riasfaltatura di 20 km di una strada a doppia corsia, senza lavori accessori né successivi all’esecuzione.
Una durata, che va dalla pubblicità del bando di gara al termine dei lavori e comprende il pagamento dell’impresa appaltatrice, che supera di 7 mesi i 605 giorni rilevati in media nell’Ue a 27 e colloca il nostro Paese al penultimo posto nell’Unione europea. Ci supera soltanto la Grecia dove il ciclo di vita dell’appalto è di 1.120 giorni.
Secondo la rilevazione di Confartigianato, il 54,3% del tempo necessario per completare l’opera pubblica in Italia è assorbito dai cosiddetti tempi di attraversamento, calcolati tra la fine di una fase e l’avvio della successiva, che non sono utilizzati per realizzare l’opera, ma vengono impegnati da procedimenti burocratici ed autorizzativi.
La lentezza della nostra burocrazia pesa direttamente anche sulle tasche delle imprese che realizzano l’appalto: in Italia, infatti, devono aspettare in media 90 giorni per essere pagate dall’Ente pubblico appaltante, vale a dire il doppio rispetto ai 46 giorni della media Ue e tre volte in più del limite massimo di 30 giorni imposto dalla legge sui tempi di pagamento.
La durata della realizzazione delle opere pubbliche è soltanto uno degli ambiti in cui la burocrazia rallenta e blocca la competitività italiana. Il nostro Paese – mette in evidenza Confartigianato – è al 23° posto tra i 27 Paesi dell’Unione europea per l’eccesso di complicazioni amministrative e al 58° posto tra 190 Paesi nel mondo per la facilità di fare impresa.