Nell’ambito degli interventi per contenere gli effetti del cambiamento climatico assume una specifica rilevanza il contenimento della produzione di rifiuti e il maggiore orientamento di consumatori e imprese al riciclo, riuso e riparabilità dei beni. In Italia si riscontra una maggiore sensibilità su questi temi: secondo una rilevazione di Eurobarometro condotta a fine 2019, il tema ambientale più importante per i cittadini italiani è quello del cambiamento climatico (53%, in linea con la media Ue) seguito dalla quantità crescente di rifiuti, indicato dal 51% degli italiani, 5 punti sopra il 46% della media Ue.
L’esame degli indicatori che Eurostat dedica all’economia circolare evidenzia un buon posizionamento dell’Italia nel contesto europeo. L’Italia presenta una più elevata produttività delle risorse, con un rapporto tra PIL (valutato a parità di potere di acquisto) e consumo interno di materia di 3,56 euro/kg, il 70% in più dei 2,09 euro/kg della media UE. Nel nostro Paese, inoltre, è più alto il tasso di circolarità: il rapporto tra le materie prime secondarie e il consumo di materia è del 19,5%, prossimo al 20% della Francia e ampiamente superiore all’11,8% della media UE, al 12,3% della Germania e al 10% della Spagna.
Il tasso di circolarità è salito di 3,4 punti in cinque anni, a fronte dell’aumento inferiore al punto percentuale (+0,7) rilevato nell’Unione europea. L’Italia presenta un tasso di riciclo dei rifiuti urbani del 51,4%, superiore al 47,7% della media UE.
Nella perimetrazione settoriale proposta da Eurostat – che si amplia se consideriamo anche il lato della domanda di servizi dell’economia circolare generata dalle imprese manifatturiere – l’economia circolare in Italia realizza un fatturato di 62,9 miliardi di euro e un valore aggiunto di 19,5 miliardi, pari all’1,1% del PIL; le attività di riciclo, riuso e riparazione sviluppano 1,9 miliardi di euro di investimenti e un’occupazione di 519 mila addetti.
L’Italia è al primo posto tra i maggiori paesi europei per quota di occupati nell’economia circolare, pari al 2,1% degli occupati di tutti i settori e superiore all’1,7% della media Ue; la quota italiana supera il 2,0% della Spagna, l’1,6% della Francia e l’1,5% della Germania. Nei settori dell’economia circolare prevalgono le micro e piccole imprese, alle quali si riferisce il 65,8% del fatturato, pari a 41,4 miliardi di euro, e il 71,3% dell’occupazione.
Sono 143 mila le imprese che offrono servizi tipici dell’economia circolare, di cui 132 mila imprese sono attive nella riparazione e riuso e 11 mila nel riciclo. Nel comparto si osserva la maggiore presenza di imprese della manutenzione e riparazione di autoveicoli (49,4%), riparazione e manutenzione di prodotti in metallo e macchine (19,9%), seguiti da commercio, manutenzione e riparazione di motocicli (5,5%) e riparazione di altri beni uso personale e per la casa (4,8%).
I dati qui presentati confermano, come di recente ha evidenziato il Presidente di Confartigianato Marco Granelli, che la trasformazione green offre innovative opportunità per i piccoli imprenditori, a cominciare dagli artigiani della filiera delle costruzioni fino a quelli specializzati nei settori dell’economia circolare come la riparazione e lo smaltimento e riciclo dei rifiuti.
Tra i numeri del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) all’economia circolare è dedicato un ambito di intervento con 2,1 miliardi di euro di investimenti. Si tratta di un intervento compreso nei 69,9 miliardi di euro della missione dedicata alla rivoluzione verde e transizione ecologica, all’interno di Piano che concentra il 41% delle risorse per interventi finalizzati alla riduzione degli effetti del cambiamento climatico, quattro punti superiore al limite minimo del 37% prescritto dalla Commissione europea.
Il Piano attribuisce investimenti per 1,5 miliardi di euro per ammodernare o sviluppare nuovi impianti di trattamento rifiuti e 600 milioni per progetti “faro” di economia circolare per filiere strategiche quali rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), industria della carta e del cartone, tessile, riciclo meccanico e chimica delle plastiche. Tra le riforme da adottare il Piano indica la Strategia nazionale per l’economia circolare, il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti e un supporto tecnico alle autorità locali.
L’analisi nella rubrica settimanale